Vanno errando le mie pecore per tutti i monti e su ogni colle e sono disperse su tutta la faccia della terra (cfr. Ez 34, 6). Che significa disperdersi su tutta la faccia della terra? Seguire tutte le cose terrene, amare e avere a cuore tutto quello che alletta sulla faccia della terra.
Non vogliono morire di quella morte che renda la loro vita nascosta in Cristo. «Su tutta la faccia della terra», perché amano i beni terreni e perché le pecore che si smarriscono sono sparse su tutta la faccia della terra. Si trovano in molti luoghi, sono figlie di un’unica madre, la superbia, all’opposto di tutti i veri cristiani diffusi in ogni angolo della terra e generati dall’unica madre che è la Chiesa cattolica.
Non c’è pertanto da meravigliarsi che, se la superbia genera la divisione, l’amore generi l’unità. Tuttavia la stessa madre Chiesa cattolica, e in essa lo stesso pastore, ricerca dovunque gli smarriti, rinfranca i deboli, cura i malati, fascia i feriti, prendendo gli uni di qui, gli altri di là, senza che si conoscano tra di loro. Ma essa ben li conosce tutti, perché si estende a tutti.
Essa è come una vite che, crescendo, si propaga in ogni parte; quelli invece sono tralci inutili recisi dal vignaiuolo per la loro sterilità, perché la vite resti potata, non già amputata. Dunque quei tralci sono rimasti là dove furono recisi. La vite invece, spandendosi dovunque, conosce sia i tralci che le sono rimasti uniti, sia quelli che ne furono recisi, e sono rimasti lì vicino ad essa.
Ma tuttavia la Chiesa continua a richiamare chi si smarrisce, perché anche di questi rami tagliati l’Apostolo dice: «Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo» (Rm 11, 23). Sia dunque che si tratti di pecore erranti lontane dal gregge, sia che si tratti di rami recisi dalla vite, non per questo Dio è meno potente per ricondurre le pecore o per reinnestarle nella vite. Egli infatti è il sommo Pastore, egli è il vero agricoltore.
«Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno» tra quei cattivi pastori «va in cerca di loro e se ne cura» (Ez 34, 6). Non c’è, tra i pastori umani, chi le ricerchi.
Perciò, o pastori, ascoltate: Com’è vero che io vivo, dice il Signore Dio (cfr. Ez 34, 7). Vedete come comincia? È come un giuramento di Dio, prende la sua vita a testimonianza. «Come è vero che io vivo, dice il Signore». I pastori sono morti, ma le pecore sono al sicuro, c’è il Signore che vive. «Come è vero che io vivo, dice il Signore».
Ma quali pastori sono morti? Quelli che cercavano i propri interessi e non già gli interessi di Gesù Cristo. Ma vi saranno dunque e si troveranno ancora dei pastori, che cercano non i loro interessi ma quelli di Gesù Cristo? Certamente ce ne saranno. Certamente se ne troveranno, perché non mancano, né mancheranno.
Dal «Discorso sui pastori» di sant’Agostino, vescovo
Non c’è pertanto da meravigliarsi che, se la superbia genera la divisione, l’amore generi l’unità. Tuttavia la stessa madre Chiesa cattolica, e in essa lo stesso pastore, ricerca dovunque gli smarriti, rinfranca i deboli, cura i malati, fascia i feriti, prendendo gli uni di qui, gli altri di là, senza che si conoscano tra di loro. Ma essa ben li conosce tutti, perché si estende a tutti.
Essa è come una vite che, crescendo, si propaga in ogni parte; quelli invece sono tralci inutili recisi dal vignaiuolo per la loro sterilità, perché la vite resti potata, non già amputata. Dunque quei tralci sono rimasti là dove furono recisi. La vite invece, spandendosi dovunque, conosce sia i tralci che le sono rimasti uniti, sia quelli che ne furono recisi, e sono rimasti lì vicino ad essa.
Ma tuttavia la Chiesa continua a richiamare chi si smarrisce, perché anche di questi rami tagliati l’Apostolo dice: «Dio infatti ha la potenza di innestarli di nuovo» (Rm 11, 23). Sia dunque che si tratti di pecore erranti lontane dal gregge, sia che si tratti di rami recisi dalla vite, non per questo Dio è meno potente per ricondurre le pecore o per reinnestarle nella vite. Egli infatti è il sommo Pastore, egli è il vero agricoltore.
«Vanno errando tutte le mie pecore in tutto il paese e nessuno» tra quei cattivi pastori «va in cerca di loro e se ne cura» (Ez 34, 6). Non c’è, tra i pastori umani, chi le ricerchi.
Perciò, o pastori, ascoltate: Com’è vero che io vivo, dice il Signore Dio (cfr. Ez 34, 7). Vedete come comincia? È come un giuramento di Dio, prende la sua vita a testimonianza. «Come è vero che io vivo, dice il Signore». I pastori sono morti, ma le pecore sono al sicuro, c’è il Signore che vive. «Come è vero che io vivo, dice il Signore».
Ma quali pastori sono morti? Quelli che cercavano i propri interessi e non già gli interessi di Gesù Cristo. Ma vi saranno dunque e si troveranno ancora dei pastori, che cercano non i loro interessi ma quelli di Gesù Cristo? Certamente ce ne saranno. Certamente se ne troveranno, perché non mancano, né mancheranno.
Dal «Discorso sui pastori» di sant’Agostino, vescovo